Mangiare troppo crea una forma di dipendenza simile a quella da fumo, alcol, droghe. Si tratta di una compulsiva ricerca del piacere guidata da un eccessivo funzionamento di una regione del cervello (quella della ricompensa) e non adeguatamente controllata dai freni inibitori, come hanno spiegato le ultime ricerche dei neuroscienziati statunitensi.
Con le nuove tecniche di 'neuroimaging' i ricercatori hanno potuto studiare il cervello dei pazienti con comportamenti addittivi, osservando come il sistema di ricompensa del cervello, in gran parte basato sul neurotrasmettitore dopamina, cerchi continuamente la stessa sostanza che produce piacere (droga, alcol o altro), mentre i centri che controllano l'inibizione vanno in tilt. Il meccanismo e' simile in tutte le forme di dipendenza e abuso, anche per chi mangia senza riuscire a fermarsi. Come spiega Petros Levounis, direttore dell'Addiction Institute of New York presso il St. Luke's and Roosevelt Hospitals di Manhattan, i comportamenti addittivi e le droghe 'manomettono' il sistema della ricompensa nel cervello.
Nei pazienti normali, la dopamina ha un ruolo da protagonista nella motivazione e nella ricompensa, poiche' aumenta prima e durante un'attivita' piacevole (il cibo, il sesso), spingendo le persone a ripetere quell'attivita', di solito fondamentale per la sopravvivenza della specie. I percorsi dopaminergici collegano il sistema limbico, che si occupa delle emozioni, con l'ippocampo, che invece e' responsabile della memoria. In questo modo, le attivita' piacevoli vengono collegate a ricordi intensi e allettanti. Il problema insorge quando il ricordo e il desiderio di ripetere l'attivita' piacevole prendono il sopravvento sulla vita di una persona. La dopamina sale oltre i limiti, rompendo i freni inibitori: la funzionalita' dei lobi frontali, responsabili del controllo e della forza di volonta', e' ridotta in chi soffre di dipendenza.
"Questa e' l'essenza della dipendenza da una sostanza o abitudine: una guerra tra i meccanismi del piacere, che...
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