Due milioni e 300 mila famiglie, pari al 10% dei nuclei italiani, che da sole consumano quasi un terzo dei formaggi a denominazione protetta nazionali. Sono le "famiglie Dop", così le battezza uno studio Ismea-Gfk-Eurisko presentato a Cheese, la manifestazione di Slow Food dedicata ai mille volti del settore caseario che si conclude oggi a Bra, in provincia di Cuneo.
Lo studio ne tratteggia l'identikit: si tratta di nuclei familiari generalmente numerosi, residenti più di frequente nei piccoli centri del Nord-Ovest, con responsabile d'acquisto over 45 e profilo socio-economico non elevato. Grandi consumatori di formaggi in genere che, nonostante il rigore imposto dalla crisi, spendono più del doppio della media italiana (767 euro l'anno contro i 360 di media) e fino al triplo quando si tratta di formaggi insigniti del riconoscimento comunitario.
Nel complesso - rivela l'analisi Ismea-Gfk-Eurisko - le produzioni a marchio Dop del settore concentrano il 35% della spesa familiare in formaggi, con le tipologie a pasta dura che arrivano però a coprire il 93% del segmento. L'analisi ha poi rilevato come il comparto delle Dop casearie, ormai consolidato nelle abitudini di consumo degli italiani, stia attraversando una fase di contrazione degli acquisti che, almeno nel canale domestico, risulta più marcata rispetto alla dinamica riscontrata per i formaggi in generale (dati del primo semestre 2011).
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