Nonostante la stabilizzazione dell'inflazione a settembre, i prezzi dei prodotti acquistati con più frequenza dai consumatori continuano la loro corsa e il carrello della spesa schizza in alto fino al 4,7 per cento. Per gli italiani ormai è una stangata senza fine, che costringe a rivedere i bilanci familiari e a inventare sempre nuovi modi di comprare. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati provvisori sui prezzi al consumo diffusi dall'Istat.
Sul rialzo della lista della spesa quotidiana -ricorda la Cia- si riflettono i forti aumenti tendenziali di benzina (+20,2 per cento) e gasolio (+21,7 per cento), con effetti a cascata anche sui listini alimentari (+2,9 per cento) visto che il costo della logistica incide sul prezzo finale di cibo e bevande per il 35-40 per cento e che in Italia quasi il 90 per cento dei prodotti agroalimentari viaggia su strada per arrivare dai campi alla tavola. Così a settembre s'infiammano i prezzi di verdura fresca (+10,5 per cento annuo) e carne (+2,2 per cento) ma gli agricoltori non ne traggono alcun vantaggio -osserva la Cia-. I produttori, piuttosto, lottano con l'aumento inarrestabile dei costi produttivi (+9,5 per cento per carburanti ed energia a luglio, ultimo dato disponibile) che certo non sono compensati dai prezzi sui campi. Sull'ortofrutta, ad esempio, al produttore va in media solo il 18 per cento circa del prezzo finale che i consumatori pagano al supermercato.
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