Tradizione, innovazione, identità. Sono le parole cardine di Enologica, il "Salone del Gusto dell'Emilia Romagna", come è stato definito dall'assessore regionale Tiberio Rabboni, in programma a Faenza (Ra) dal 18 al 20 novembre prossimo (lunedì 21 è dedicato ai soli operatori). Crocevia di esperienze culturali, la tre giorni si è imposta come momento di riflessione sul cibo e sul vino, laboratorio di idee che coinvolge vignaioli, artigiani del cibo, cuochi, giornalisti, appassionati. Tutti insieme con la consapevolezza che l'identità della nostra cucina non è un dato acquisito per sempre, bensì è un percorso di elaborazione che matura nel corso dei decenni. Lo sottolinea Giorgio Melandri, curatore di Enologica.
"La nostalgia è una trappola spietata che scatta sull'unica vera certezza che la nostra identità del cibo ci consegna: innovazione e tradizione sono la stessa cosa. Se per un momento provate a far saltare il vincolo del presente e immaginate il tempo come uno spazio completamente praticabile vi accorgerete che la tradizione è la cosa più innovativa che abbiamo tra le mani, un processo che ha ogni volta digerito il nuovo per farlo diventare quello che siamo. È la rielaborazione del nuovo che segna la cultura, lo è stato per le lingue, per la musica, per l'arte e anche per la cucina. La nostra tavola è piena di cibi che sono arrivati da lontano. Tutto ha viaggiato e tutto è cambiato. L'Italia ha rielaborato il nuovo per inventare una cucina straordinaria. Enologica è il presente di questa operazione, un crocevia di relazioni dentro al quale succede sempre qualcosa".
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