7 marzo 2013

A Rimini la pizza più buona d'Italia

Mozzarella di bufala, pomodoro, bresaola, rucola e pecorino. Questa la ricetta della migliore
pizza italiana "Mediterranea" cucinata da Giannino Eusebi (nella foto), pizzaiolo della pizzeria La Fornarina di Rimini che a Tirreno C.T., la fiera in corso a Carrara Fiere fino al 7 marzo, si è aggiudicato il primo posto della tappa italiana del Giropizza Europa. Al secondo posto, con una pizza dal nome "Chobin" a base di salsa di pelati, burrata, coppa, trevigiana e pinoli tostati si è classificato Riccardo La Rosa della pizzeria la Picea di Levanto (La Spezia), mentre il bronzo è andato a Domenico Manfredi della pizzeria Europizza di Borgo San Dalmazzo (Cuneo) che ha preparato "Terra Mia", una pizza a base di mozzarella, patate, porcini, speck, stracchino e prezzemolo. Curata da Pizza e pasta italiana e dalla Scuola italiana pizzaioli, l'evento ha visto in tutto la partecipazione di 21 pizzaioli provenienti da tutta Italia.

Promosso dalla Scuola nazionale italiana pizzaioli, a Tirreno C.T. si è svolto anche il campionato nazionale di Pizza Acrobatica. I primi dieci classificati, tra oltre 30 partecipanti, andranno a formare la squadra "Mascalzoni italiani" che si esibirà in giro per il mondo. Al primo posto si è classificato Giuseppe Lapolla nato e cresciuto a Savoia di Lucania, piccolo borgo della Basilicata, vive in Sardegna ormai da sette anni. Oggi lavora nella pizzeria «Cotton club» a Cannigione. Tra i pizzaioli acrobatici uno d'eccezione: Vincenzo Scapicchio di soli sette anni. Sempre la Scuola nazionale italiana pizzaioli ha promosso in fiera il concorso "Pizza mai vista" nel quale oltre alla bontà del prodotto i pizzaioli sono stati giudicati per l'estro delle composizioni. Hanno partecipato da tutta Italia circa 40 pizzaioli e alla fine ha vinto la pizza di Fausto Rocco da Brescia...

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5 marzo 2013

Crisi: l'agroalimentare "made in Italy" è ormai terra di conquista.

L'agroalimentare italiano è sempre più terra di conquista straniera. Negli ultimi anni sono passati oltre confine marchi storici del nostro Paese: dalla Parmalat alla Bertolli, dalla Buitoni alla Perugina, dalla Galbani alla Carapelli, dall'Invernizzi alla Locatelli, alla Cademartori. E così le multinazionali finiscono per mettere mano su un patrimonio di 210 miliardi di euro l'anno. E' quanto denuncia la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento della Relazione dei servizi segreti al Parlamento che evidenzia il rafforzamento, soprattutto a causa della difficile congiuntura che sta vivendo il nostro sistema economico-produttivo, dell'azione "aggressiva di gruppi esteri" che puntano a acquisire "patrimoni industriali, tecnologici e scientifici nazionali", nonché ''marchi storici del "made in Italy", a detrimento della competitività delle nostre imprese strategiche".

D'altra parte, proprio la crisi economica -afferma la Cia- rende più vulnerabili le nostre imprese agroalimentari che sono così prese di mira da gruppi stranieri che mettono in atto particolari manovre di acquisizione per scippare dei marchi e conquistare sempre più spazio nel settore. E i danni sono evidenti soprattutto per i nostri agricoltori, che vedono ridurre le vendite in quanto l'approvvigionamento di queste società è rivolto ad altri mercati. In questo modo il "made in Italy" s'impoverisce, visto che ormai le multinazionali controllano oltre il 70 per cento dei prodotti che finiscono sulle nostre tavole. La Relazione dei servizi segreti -aggiunge la Cia- ha messo il dito nella piaga, evidenziando una situazione sempre più difficile che ora la crisi economica rischia di far divenire drammatica...

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